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P101, la rivoluzione informatica della Olivetti

Una conquista informatica tutta italiana

La P101, la rivoluzione informatica della Olivetti. Siamo nel 1965 a New York all’esposizione dei prodotti per ufficio BEMA con l’ingegnere e inventore Piergiorgio Perotto, c’è una coda infinita per vedere il primo calcolatore da tavolo programmabile italiano, da molti definito come “Desktop Computer”. Una vera e propria conquista per l’informatica italiana ma soprattutto l’inizio di una lunga evoluzione informatica e sociale.

Coda a New York fuori dall'ufficio BEMA.
Coda a New York fuori dall’ufficio BEMA.

Anche se ad oggi l’Italia purtroppo non è sicuramente nota come paese produttore di elettronica di consumo, in quegli anni l’industria Olivetti era considerata praticamente in pari ai fabbricanti americani di computer.

L’idea del personal computer

C’era un’idea di design e di funzionalità che iniziava a prendere piede tra gli inventori e pionieri dell’epoca: un personal computer. All’epoca i calcolatori erano di dimensioni enormi e venivano usati esclusivamente in ambiti specifici, non era un bene di consumo comune. Proprio per questo la p101 venne considerata come “un’idea rivoluzionaria” dai giornali statunitensi, in quanto dava inizio a un’era in cui i computer sarebbero diventati indispensabili nelle vite delle persone e per i quali si sarebbe creato un mercato amplissimo.

Benvenuti nel mondo di domani. State per fare un viaggio fuori da questo mondo ed in quello del futuro” recitava una pubblicità americana non andando troppo lontana dalla realtà dei fatti.

Giornali del 1965 all'uscita della P101.
Giornali del 1965 all’uscita della P101.

Il progetto

Il computer venne sviluppato da un team di cinque tecnici che comprendeva, oltre Perotto, Giovanni De Sandre, Giuliano Gaiti, Gastone Garziera e Giancarlo Toppi. 

Per capire meglio la tipologia di macchina, partiamo col dire che: la p101 non aveva un monitor, difficile da immaginare ad oggi, ma aveva una stampante su rotolo di carta come dispositivo di visualizzazione di output. Sempre a livello hardware un’innovazione rivoluzionaria fatta dalla Olivetti era stata quella di introdurre le schede magnetiche programmabili al posto delle unità di memorizzazione a nastro magnetico.

Bozza del progetto della P101.

La macchina non aveva un microprocessore o circuiti stampati; la sua elettronica era basata su transistor, diodi, condensatori raggruppati in “micro-unità” funzionali più grandi. Questa tecnologia venne sviluppata oltretutto dalla Olivetti stessa.

Il design

La compagnia scelse Mario Bellini, all’epoca giovane architetto, come designer per il loro calcolatore, quindi inizialmente venne concepito un corpo in alluminio pressofuso, questa decisione si giustificava dalla necessità di evitare interferenze elettromagnetiche in ambiente domestico, questo ha reso il calcolatore di circa 30kg

D’altronde in quegli anni era di gran lunga preferibile il funzionale all’estetico, affermazione che non si può più fare con l’inizio del consumismo.

Il colore “Snow White” anticipa il design che verrà sviluppato poi vent’anni più tardi dalla Apple, inoltre le linee sottili ed il disegno minimalistico rendevano l’oggetto decisamente accattivante per l’epoca.

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